INVISI-bili

INVISI – bili. Percorsi inversi: dal manicomio alla riconquista della vita.

TEATRO|MUSICA|MOSTRE|INCONTRI|PERFORMANCE

La malattia mentale spaventa la società al punto che, pur rappresentando uno dei gravi problemi che investono le nuove generazioni e la sanità pubblica, è un argomento di cui non si parla e a cui i media dedicano poco spazio. Quest’orizzonte culturale contribuisce ad emarginare e a lasciare senza diritti il malato mentale. Ritenuto incurabile e pericoloso, egli rappresenta per la famiglia una tara di cui vergognarsi e un business per chi, indisturbato, lucra sul problema, organizzando servizi sanitari che di riabilitativo hanno solo il nome ma che, di fatto, offrono una riedizione meno cruenta dei vecchi manicomi. Per le ragioni derivanti da queste considerazioni, ma anche per una impellente necessità di parlare e far parlare del disagio psichico, anche quello confinante con il disturbo conclamato e irreversibile, nasce il progetto INVISI-bili – dal manicomio alla riconquista della vita.

Questo progetto racconta di come un gruppo di pazienti psichiatrici gravi, inseriti in un laboratorio di teatro, insieme ad altre persone, abbia gradualmente cambiato il modo di pensare delle persone che hanno lavorato con loro e persino degli operatori psichiatrici della residenza che li ospita.

DIARIO DI BORDO

Lunedì  11 ottobre 2010 ore 10:30 (Prima lezione di laboratorio)

“Li ho visti arrivare, testa bassa. La paura si scorgeva nei loro movimenti e nei loro sguardi. La diffidenza era tangibile nell’accennata stretta di mano al momento delle presentazioni.  Io stesso non sapevo con quali parole avrei iniziato il nostro viaggio. Mi siedo e penso… con il passare delle ore, delle giornate, quei silenzi iniziali cessano. Le strette di mano diventano abbracci, pacche sulle spalle, sorrisi, battute… “qui si sta bene”, stralci di copione, improvvisazioni… “mi porti con te a fare l’attore?”, travestimenti, costumi… “me la regali questa giacca?”, musica, esercizi … “posso avere un bicchiere d’acqua?”, poesie, pause “quando facciamo la pausa caffè?”, chitarre, emozioni, commozioni … “ci vediamo anche domani?” … è così che ci salutavamo!  Salgono nel pulmino, vanno via. Mi siedo e penso… Loro sono i miei attori!”.